Ecco la scelta della sezione Pallacanestro per l’Atleta dell’Anno 2018. Pochi dubbi, sulla scelta di Alice Vezzù: 25 anni, di Bolzano, studentessa di Scienze Pedagogiche, gioca nella Serie C cussina, protagonista lo scorso anno delle vittorie che hanno permesso alla squadra di mantenere la categoria. Non solo, fa parte del roster della selezione universitaria che partecipa ai CNU, è una istruttrice di minibasket, e rappresenta il CUS Verona Pallacanestro nella squadra di Baskin di San Giovanni Lupatoto, “Anch’io Baskin”, società con la quale il CUS Verona Pallacanestro ha instaurato una bellissima ed importante collaborazione.
Raccontaci la tua esperienza con il basket e con il CUS Verona…
Sono nata e cresciuta a Bolzano, mi sono trasferita a Verona l'anno scorso per motivi di studio. Frequento il secondo anno del corso di Scienze Pedagogiche. Gioco a basket da quando avevo dieci anni, nella società del Basket Club Bolzano, poi Basket Rosa. Come tutti coloro che hanno avuto la fortuna di vivere uno sport per tanti anni sapranno, grazie al basket ho potuto conoscere un sacco di persone, e creare amicizie che ancora oggi sono molto importanti. Questo è il motivo per cui, in una città per me nuova come Verona, ho deciso di contattare il CUS: scuramente mi ha spinto la voglia di tornare sul campo da basket, in secondo luogo quella di conoscere persone nuove.
Una panoramica dei risultati principali per te e per la squadra nell’anno 2018?
La più bella partita dell’anno scorso è sicuramente stata l'ultima di campionato: la partita che ha definito la nostra salvezza nel campionato di Serie C. Vincere partite di questo tipo aiuta il morale della squadra, e per quanto il percorso durante l'anno fosse stato abbastanza difficile, siamo riuscite a vincere la partita che ci ha permesso di raggiungere l'obiettivo sperato.
Obiettivi per la nuova stagione?
Questa stagione è già iniziata molto meglio di quella dell'anno scorso. Abbiamo portato a casa qualche risultato in più, i rapporti all'interno del gruppo sono positivi, stiamo bene insieme e c'è voglia di fare bene. Un obiettivo al quale possiamo puntare è sicuramente la collaborazione in campo, tra di noi e con l'allenatore: proveniamo da società sportive diverse, quasi tutte abbiamo giocato nel settore giovanile di città diverse, quindi ognuna di noi ha le sue esperienze alle spalle, motivo per cui, in maniera diversa, possiamo dare un apporto diverso al gioco di squadra. Credo che tutto ciò, se sfruttato bene, possa diventare un grande punto di forza. La voglia di fare bene, di divertirsi e di raggiungere dei buoni risultati c’è da parte di tutti, quindi da qui si può solo migliorare.
Raccontaci anche la tua esperienza di coach del mini basket e nel baskin di San Giovanni
Qualche anno fa, a Bolzano, mi è stata data la possibilità di affiancare alcuni allenatori di minibasket. Ho imparato molto e ho capito che si tratta di un ambito che mi piacerebbe coltivare. Sicuramente è una cosa che mi piacerebbe continuare a sviluppare e per la quale sento di voler acquisire competenze più specifiche.
Per quanto riguarda il baskin invece, ho scoperto questo sport tre anni fa in maniera abbastanza casuale su internet. Il fatto che esistesse uno sport che permettesse di coniugare insieme principi come l'inclusione, la competizione, il divertimento mi ha fatto subito appassionare alla cosa. Ho approfondito il tema rendendolo argomento della mia tesi triennale, partecipando ad un corso di formazione svoltosi a Milano per allenatori baskin e tentando, grazie alla UISP Bolzano, di svilupparlo attraverso progetti nelle scuole e fuori. Una volta arrivata a Verona mi sono un po' allontanata da questa disciplina fino a quando il mio allenatore mi ha fatto presente l'esistenza della squadra di baskin di San Giovanni Lupatoto, che stava cominciando una collaborazione con il CUS Verona. Quindi ho deciso di provare ad andare ad un allenamento della squadra Anch'Io BaskIn, l'accoglienza è stata delle migliori e fin da subito ho capito che mi sarebbe piaciuto continuare. Inizialmente mi sono ritrovata molto spaesata (imparare le dinamiche in maniera teorica e poi doverle metterle in pratica sul campo come giocatrice non è per nulla un passaggio scontato), ma i compagni di squadra sono stati di grande importanza per capire il gioco e il regolamento, e tutt'ora scopro ogni volta qualcosa di nuovo. Mi piace molto l’ambiente che si crea in allenamento: le differenze diventano una parte strutturale dell'attività e le capacità di ognuno sono il punto di partenza per poter creare un gioco di squadra che vede la collaborazione tra tutti i giocatori in campo come elemento chiave per la vittoria. E poi, inutile dirlo: ci si diverte un sacco.